Edward non era ancora arrivato; di solito mio padre riservava quel genere di umore al mio ragazzo e si impegnava a definire il concetto di "indesiderato" con ogni parola e azione. Gli sforzi di Charlie, oltretutto, erano superflui: Edward sapeva esattamente cosa pensava mio padre, senza bisogno di gesti teatrali.
La parola "ragazzo" mi faceva mordicchiare le guance con una tensione innaturale, mentre mescolavo la pasta.
Non era la definizione giusta, niente affatto. Avevo bisogno di qualcosa che esprimesse meglio la dedizione eterna... ma termini come "destino" e "fato" aggiungevano un che di posticcio se usati in una normale conversazione.
Eclipse
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