«Cosa? Hai deciso di rivolgermi la parola?», chiesi infine, con tono involontariamente petulante. Le sue labbra si stesero, trattenendo a malapena un sorriso. «No, non proprio», ammise. Chiusi gli occhi, inspirai a fondo dal naso e mi accorsi che iniziavo a digrignare i denti. Lui attendeva. «E allora, Edward, che vuoi?», domandai, ancora a occhi chiusi, così era più facile parlargli senza perdere il filo.
«Mi dispiace». Sembrava sincero. «Sono molto maleducato, lo so. Ma è meglio così, davvero». Aprii gli occhi. Aveva l'aria molto seria.
«Non capisco che vuoi dire», risposi, senza abbassare la guardia.
«È meglio se non diventiamo amici», chiarì. «Fidati».
Socchiusi gli occhi. Questa l'avevo già sentita. «Peccato che tu non te ne sia reso conto prima», sibilai. «Non avresti avuto nulla di cui rimproverarti». «Recriminarmi?». La parola, e la mia voce, l'avevano ovviamente colto di sorpresa. «Rimproverarmi di cosa?».
«Di non avere lasciato semplicemente che quello stupido furgone mi spiaccicasse
Twilight