«Dovresti vedere la tua faccia, Bree».
Lasciò che le schegge di legno gli cadessero fra le dita e la radice straziata cadde a terra. Poi si spazzolò la camicia, sebbene tra la nuotata e le operazioni di scavo fosse ormai in condizioni pietose. Alla prima occasione avremmo dovuto rubare entrambi qualcosa di pulito da metterci.
«Magari è diverso se lo fa un umano».
«Ti sentivi così piena di magia, tu, quand'eri umana?».
«Non lo so, Diego», replicai esasperata. «Non le ho inventate io le storie».
Annuì, d'un tratto molto più serio. «E se fosse proprio questo il punto? Che sono inventate?».
«Che differenza fa?», sospirai.
«Non ne ho idea. Ma se vogliamo scoprire perché siamo qui - perché Riley ci ha condotto da lei e perché lei sta creando così tanti di noi - dobbiamo cercare di capire il più possibile», disse, e di colpo la voglia di scherzare svanì dal suo volto.
Non sapendo cosa replicare, mi limitai a fissarlo
La breve seconda vita di Bree Tanner
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