Per favore, raccontami solo una teoria, una piccola». I suoi occhi continuavano ad ardere.
«Ehm, dunque, sei stato punto da un ragno radioattivo?». Era anche un ipnotizzatore? Oppure ero io senza nerbo?
«Poco originale». Mi stava prendendo in giro.
«Scusa, ma di più non riesco a fare», risposi stizzita.
«Non ci siamo proprio».
«Niente ragni?».
«Nah».
«Niente radioattività?».
«Niente».
«Acci...».
«E la kriptonite non mi fa niente», ridacchiò lui.
«Alt, avevi detto che non avresti riso». Si sforzò di tornare serio.
«Prima o poi capirò», lo avvertii.
«Meglio che non ci provi». Era tornato serio.
«Perché?».
«E se non fossi il supereroe? Se fossi il cattivo?». Sorrise. Cercava di scherzare, ma il suo sguardo era impenetrabile.
«Oh», dissi, e mi parve che molte di quelle allusioni acquistassero improvvisamente senso. «Capisco».
«Davvero?». Il suo viso si fece improvvisamente severo, come per paura di essersi lasciato scappare una frase di troppo.
«Sei pericoloso?», chiesi, in preda al batticuore quando intuii il fondo di verità nella mia domanda. Sì, era pericoloso. Ecco cosa stava cercando di dirmi.
Si limitò a guardarmi, preso da una qualche emozione che non riuscivo a cogliere.
«Ma non cattivo», sussurrai, scuotendo il capo. «No, non posso credere che tu sia cattivo».
«Ti sbagli». La sua voce era quasi impercettibile. Guardò giù, rubò il tappo della bottiglietta e iniziò a giocherellarci.
Twilight
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